Miti e Legende nei territori del b&b Nonna Pia


I territori del bed and breakfast Nonna Pia sonno ricchi di storie, miti e legende: dagli antichi romani al brigantaggio, dalle fate agli eretici...

- L'antica via Salaria
Il territorio di Favalanciata si erige sopra l'antica Via Salaria ed e' compreso come riportato nella Tabula Peutingeriana tra la statio di Ad Centesimum (l'attuale Trisungo) e di Surpicanum (Arquata) e le statio di Quintodecimo (dal numero di ponti che si incontrano proveniendo da Roma sulla Salaria) e Vicus Ad Aquas (Acquasanta). La via Salaria costruita sotto il console Strabone per il trasporto del sale dal Campus salinarum a Roma ed elevata poi a strada sotto l'impero di Cesare Augusto.


- La legenda delle Fate
All'interno di una grotta del Monte Vettore, viveva con le sue ancelle, una perfida maga dal nome Sibilla. Una notte le ancelle (o fate, donne bellissime che simboleggiavano acqua, fuoco, neve, prati, boschi...) uscirono dalla grotta e discesero il monte per incontrare dei pastori con i quali ballavano il saltarello, per poi scappare alle prime luci dell'alba. Una notte un pastore curioso guardo' sotto i vestiti della propria fata amata e con sorpresa vide delle zampe di capra. Con il loro segreto svelato le fate scapparono alla grotta dove pero' la perfida Sibilla le stava aspettando per imprigionarle. In quei giorni giunse nelle zone un cavaliere chiamato Guerrin Meschino in cerca di informazioni dalla Sibilla e i Pastori chiesero aiuto. La Sibilla conoscito il cavaliere se ne innamoro' e propose di sciogliere l'incantesimo sulle fate se avesse risposto a degli indovinelli. Il Guerrin Meschino risolse gli indovinelli e i pastori con le fate fondarono un paese di nome Pretare. Nel frattempo il cavaliere e la maga Sibilla si sposarono e ancora oggi nel paese sono presenti discendenti.


- Macera della Morte
Tra questi aspri monti, nel versante della Laga, la storia e Ovidio narrano del grande condottiero Annibale generale cartaginese (247-183 a.C.) che alcuni giorni prima dell'epica battaglia a Canne in Puglia, nel 216 a.C. si fosse fermato in queste terre.
Dopo aver saccheggiato tutto il Piceno, Annibale dovette probabilmente anche impegnarsi in cruente battaglie in questo incantevole lembo di terra che ereditarono i loro nomi. Annibale attraverso' queste zone dalla Salaria, il percorso partiva dalla cima del Monte Comunitore, per il valico del Passo Chino inerpicandosi lungo il costone che tocca la vetta della Macera e il Pizzutello al di sotto di Cima Lepri, in un alternarsi di incredibili ascese e discese. Durante i suoi spostamenti lungo questa via che la legenda paragona al percorso della originale Salaria, molti animali e molti i soldati perdettero la vita tra tempeste di neve e indicibili sacrifici.
L'antico tratturo percorso, in particolare lungo il canalone del monte furono ci furono cosi tante le vittime di battaglia che i loro corpi vennero accatastati come pietre destinate a formare una "macera", un mucchio informe di pietre che diedero nome alla vetta.


- Carlo Magno
Nell'800 Carlo Magno attraverso' questi luoghi per recarsi a Roma in occasione della sua incoronazione. Era proveniente dalle sue terre del nord dell'attuale Germania.


- Regina Giovanna d'Angio'
Dal 1420 al 1435 soggiorno' nella Rocca di Arquata la Regina del Regno di Napoli Giovanna II d'Angio'-Durazzo dopo essere stata incoronata dal Pontefice Martino V. Tale soggiorno durante il periodo estivo fu importante perche' Arquata costituiva il confine settentrionale del Regno di Napoli dallo Stato Pontificio. Si racconta che la regina ospitasse nella sua alcova amanti di ogni genere ed estrazione sociale, addirittura rastrellati dai suoi emissari fra i giovani popolani di bell'aspetto. Per tutelare il suo buon nome, Giovanna non avrebbe esitato a disfarsi di loro appena soddisfatte le sue voglie. La tradizione vuole che il fantasma della sovrana si aggiri ancora oggi fra gli spalti del maniero e sono famose le rievocazioni storiche medievali con corteo in maschera che avvengono il 19 agosto.


- Battaglia di Lepanto
La battaglia di Lepanto si svolse il 7 ottobre 1571 tra una flotta cristiana e una ottomana. La battaglia (la terza in ordine di tempo e la maggiore svoltasi a Lepanto) si concluse con una schiacciante vittoria delle forze cristiane alleate. Secondo la tradizione, alla battaglia di Lepanto parteciparono anche un centinaio di spelongani e si narra che si impossessassero di un vessillo sventolante su una nave turca che riportarono in patria come straordinario cimelio di partecipazione e di vittoria. Tra gli spelongani anche abitanti del circondario dove infuriava la carestia e i rapporti del trasporto di grano senza dazi tra Arquata e i porti delle zone costiere favorirono l'arruolamento per battaglie del periodo.


- Il Brigantaggio
Tra il XVI e il XVIII secolo le continue lotte politico sociali spingono il popolo disperato ed affamato ad abbandonare i villaggi per la macchia. In questo contesto emerge il brigandaggio contro il potere della Chiesa attuale stato presente in zona. Briganti piu' famosi e temuti sono Giuseppe Costantini detto "Sciabolone" (perche' brandiva una grossa sciabola che si era costruito da se) e Giovanni Piccioni che infiammarano la montagna. Ribelli si scontrarono con le truppe Napoleoniche, Piemontesi, dell'Austria e del Regno di Napoli. Le truppe dello Sciabolone sono descritti come spaventosi e pittoreschi, si distinguevano per l'abbigliamento malconcio con pelli di capra legate come scarope, strani copricapo, fucili, tromboni, falci e quasi tutti i tipi di coltellacci. Giuseppe Costantini era usuale ad utilizzare il tronco vuoto di un grande albero come nascondiglio per tendere imboscate ai viandanti (l'attuale Albero del Piccioni nei pressi di Ascoli).


- Giuseppe Garibaldi
Nel 1849, traendo alla volta di Roma da Ascoli Piceno, Giuseppe Garibaldi con i suoi uomini passo' per questi territori. La prima sosta di ristoro avvenne ad Acquasanta Terme e a pranzo arrivo' ad Arquata del Tronto dove dopo un banchetto che duro' fino a mezzanotte vi soggiorno'. Nelle memorie di Garibaldi: Vidi le robuste popolazioni della montagna, e fummo ben accolti, festeggiati dovunque, e scortati da loro con entusiasmo.